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  • Laura Fardin/Maria Pia Cairoli

Covid-19 attacca anche la nostra mente, come combatterlo

Nonostante l’evoluzione del ventunesimo secolo a sorpresa un nemico invisibile, un virus sfuggente, sconosciuto, si è insinuato in mezzo a noi provocando un’emergenza sanitaria senza precedenti, sfociata in una pandemia di cui oggi siamo tutti testimoni.

In questi ultimi mesi le notizie ed insieme ad esse i contagi, si sono susseguite partendo dalla Cina ed arrivando con fulminea velocità ad interessare tutta l’Europa e primariamente l’Italia. A questo punto si sono avvicendate una moltitudine di informazioni. Si sono dette e scritte molte parole che purtroppo spesso hanno confuso l’interlocutore, alimentando in lui dubbi più che certezze con conseguente disorientamento. Pertanto, di fronte ad un’urgenza di tali proporzioni, per contrastare il contagio, si sono adottate misure di contenimento come unica strategia al momento disponibile, in mancanza ancora, di farmaci efficaci. L’isolamento sociale, le mascherine, il lavarsi spesso le mani, i guanti ed infine la quarantena e la conseguente chiusura della maggior parte delle attività, ha portato a chiedere a tutti i cittadini un notevole sacrificio sia in termini di libertà individuale che sociale e non ultima economica.

Difficile sarebbe stato pensare che l’epidemia si potesse spegnere da sola se non lasciando sul terreno molte migliaia di morti in più di quelli che già abbiamo tristemente contato. Quindi, piano piano e a volte con riluttanza e diffidenza, si è aderito a questo modello impostoci prima che il sistema sanitario duramente provato collassasse, assorbendo così queste rigide regolamentazioni non sempre senza conseguenze personali e sociali.

Attenersi comunque alle direttive sanitarie ufficiali sembra stia dando, seppur lentamente, risultati incoraggianti per il nostro bene e per il bene di tutti e questo è un po’ come se il virus ci ricordasse che siamo una collettività, valore che spesso viene sovrastato dall’individualismo imperante nelle società occidentali.

Il Covid 19 ci sta in qualche modo ricordando che insieme siamo meno fragili, riproponendoci quella solidarietà, bagaglio di forza innata di tutta l’umanità, una compagine la cui tenuta riguarda tutti, non solo da un punto di vista biologico ma anche e forse soprattutto psicologico.

Questo è un aspetto che nell’immediatezza dell’emergenza è stato giustamente baipassato privilegiando il recupero dello stato fisico ma, gli effetti psicologici della diffusione del virus si stanno già manifestando alternando una moltitudine di percezioni. In un primo tempo siamo rimasti soggiogati da sensazioni sbalorditive che si rincorrevano proponendo pensieri che oscillavano dal menefreghismo, alla sottovalutazione, allo scetticismo, al diniego intervallati da un senso di paura. La paura è un’emozione primaria e funzionale che in qualche modo funge da difesa per la sopravvivenza e quindi giustificata, dato l’accadimento in corso. Paura che a volte può approfondirsi però nell’angoscia, panico, ansia generalizzata, quella particolare ansia che amplifica a dismisura quel pericolo che dovrebbe essere limitato al contagio e che invece si generalizza facendo percepire il rischio in ogni situazione che viene vissuta come allarmante e preoccupante.

Tutte emozioni che se non elaborate possono facilmente portare a crisi depressive o al disturbo post traumatico da stress.

Aggrediti dal contagio abbiamo perso la lucidità e quando la sofferenza inizia a compromettere la dinamica quotidiana, è consigliabile rivolgersi ad una figura professionale competente e capace di gestire queste problematiche attraverso strumenti idonei. Lo specialista, sarà in grado di accompagnare la persona ad un livello più adattivo e funzionale. Un “luogo” dove elaborare preoccupazioni, disagi, emozioni, vissuti traumatici, attraverso la riflessione, il dialogo che porta ad una comunicazione terapeutica che non genera ansia e diviene propedeutica alla rielaborazione dei disagi incontrati in questo difficile periodo, promuovendo una nuova forma di consapevolezza in grado di far fronte ai dolori subiti.

Non si pensi però che questi problemi riguardino solamente chi è stato coinvolto in prima persona, ovvero chi ha provato l’aggressione della malattia o chi ha subito una dolorosa perdita o chi in prima linea ha vissuto giorno dopo giorno questo dramma, come il personale sanitario ma, coinvolge in maniera diversa tutti noi, chi più chi meno.

Ognuno sarà chiamato ad imparare a tenere sempre attivo il proprio senso critico e ad allenare la capacità di analisi spesso assopita dalle mille interferenze a cui ci hanno assoggettati i vari canali informativi, che quotidianamente intervallano informazioni allarmistiche a quelle troppo tranquillizzanti.

Dovremmo ricordarci inoltre, che non siamo abituati a sopportare troppo a lungo situazioni di così severo stress e che ognuno suo malgrado sarà chiamato per un periodo, al momento ancora indefinibile a convivere con questo pericolo che circolerà in mezzo a noi, cambiando le proprie abitudini, le proprie relazioni, le priorità, facendo i conti con le proprie preoccupazioni lavorative ed economiche. Queste nuove condizioni inevitabilmente tendono a far crescere l’ansia, le fobie, le compulsioni tutti disagi a volte difficilmente contenibili con i soli propri mezzi.

Non solo, alcuni soggetti possono sviluppare un eccessiva paura sul proprio stato di salute, ovvero manifestare una situazione di ipocondria, attenzionando ogni minimo sintomo e correlandolo al Covid19.

Anche la solitudine o la promiscuità vissuta forzatamente nelle nostre case ed imposta, per una questione di sicurezza, si può trasformare in un disagio con il quale diventa difficile rapportarsi.

Inoltre, quello che per taluni è stata una possibilità dapprima felicemente sposata, che dava un senso di maggior libertà ed indipendenza, come lo smartworking, nel lungo termine può trasformarsi in una chiusura al mondo e far scivolare in un isolamento sociale con relative conseguenze.

Queste ed altre problematiche si riversano sull’emotività e la sensibilità dell’individuo.

A volte si manifestano con disagi sia fisici che psichici che non devono essere sottovalutati anche se all’inizio si presentano in modo sfumato. Se poi perdurano nel tempo devono essere maggiormente considerati perché, le emozioni sollecitate dal prolungato stress come nel caso del Covid19, giocano un ruolo fondamentale nella nostra esistenza, spesso stravolgendo le scelte e la vita stessa e anche la scienza che oggi ha guadagnato il centro della scena, raramente sa arrivare dove oggi è indispensabile arrivare, il cuore.

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